L’espulsione di don Nandino Capovilla da Israele è un fatto grave e inaccettabile
- Andrea Martella
- 10 ago
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L’espulsione di don Nandino Capovilla da Israele è un fatto grave e inaccettabile.
Parliamo di un sacerdote veneziano, parroco a Marghera, che da anni dedica la sua vita alla pace e alla giustizia, presente in Terrasanta con una delegazione di Pax Christi.
Il rumore della sua voce di pace ha coperto quello delle bombe. Forse per questo il governo Netanyahu ha scelto di farla tacere, respingendola. È un provvedimento che suscita sconcerto e preoccupazione, ancora più grave in un momento in cui la comunità internazionale chiede di fermare l’offensiva su Gaza.
Le autorità israeliane chiariscano subito le ragioni di questa decisione e ne dispongano il ritiro. E il Governo italiano esca da ogni ambiguità: la Farnesina si attivi con fermezza, abbandonando atteggiamenti deboli e incerti, per tutelare chi, come don Nandino, è testimone autentico di dialogo e riconciliazione.
La sua voce, più forte delle bombe, continuerà a farsi sentire.


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