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Il Centrodestra in Veneto fa scgliere il candidato a Roma, altro che autonomia.

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Ormai neanche cercano più di nasconderlo: il candidato presidente del Veneto lo sceglieranno a Roma. Non i cittadini, non i territori, ma i leader nazionali nei palazzi della capitale. È la resa definitiva del centrodestra veneto alla logica della spartizione e del centralismo di partito.


È una beffa clamorosa da parte di forze che per anni hanno sbandierato il vessillo dell’autonomia. Ma dopo otto anni dal referendum, tre di governo Meloni e quindici anni di presidenza Zaia, dell’autonomia promessa non c’è traccia. E ora ci dicono che perfino il candidato alla guida della Regione dovrà essere deciso dalle segreterie romane. Altro che potere ai territori!


La differenza con il nostro percorso non potrebbe essere più evidente. Noi abbiamo fatto la scelta opposta: costruzione di una coalizione larga e alternativa, confronto con i cittadini sulle priorità, definizione condivisa di un programma, scelta del miglior candidato per rappresentarlo. È stato un cammino serio, lungo, trasparente. E ha portato alla candidatura di Giovanni Manildo: una figura competente e appassionata, un ex amministratore credibile, radicato nel territorio, con una visione chiara per il futuro del Veneto.


La nostra è la coalizione più ampia che il centrosinistra abbia espresso in Veneto da molti anni a questa parte. Ed è stata costruita qui, con le forze politiche e civiche venete, non calata dall’alto da Roma. Il centrodestra, dopo trent’anni al governo della Regione, è stanco, diviso e senza idee. Noi siamo pronti a voltare pagina.

 
 
 

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